MATRIMONI E PREGIUDIZI
11.09.2008

Siete dei “thirtysomething”(Trentenniogiùdilì)? Dopo anni di studi, specializzazioni, praticantati assolutamente non retribuiti avete ottenuto un ambitissimo posto di lavoro anche precario? Avete una relazione stabile ed ufficiale? (Nel senso che il pensiero di uscire col partner al di fuori dei canonici giorni pari della settimana non vi provoca più strane eruzioni sul viso e sul collo)?
Mettetevi nell’ordine di idee: è giunta l’ora di SPOSARVI, almeno, pare che questo sia l’andazzo da queste parti. (NB: finchè la prima cifra della mia età sarà 3, io sarò una thirtysomething!)
A Carpi non è però così semplice sposarsi: il fatto che per decenni siamo stati additati come dei burini arricchiti dai nostri cugini snob di Modena ci fa spesso partire con l’idea di un matrimonio “alternativo”, ovverosia cerimonia laica per pochi intimi, rinfresco etnico fornito da qualche associazione di scambi culturali, bomboniere fatte a mano dal Nazareno perché diamogliela questa possibilità, denaro risparmiato devoluto a favore di un villaggio del Benin.
Questo finchè Totti e Briatore non hanno sdoganato la cafoneria rendendola molto di moda, l’uno con 14 telecamere che riprendessero da angolazioni diverse l’espressione virginale della sposa, l’altro con le babbucce ricamate sulla cui freschezza a fine giugno avrei qualche serio dubbio (forse voleva avere ai piedi due soppressate di Soverato in omaggio ai natali della sua consorte)..Grazie a loro le smaliziate e disilluse trentenni hanno potuto optare per una cerimonia in grande stile, del tipo abito meringa, carrozza trainata da cavalli, paggetti con gli anelli, colombe, bomboniere terrificanti (su cui ritornerò)….
La mia notevole esperienza come invitata ai matrimoni mi permette di dare qualche piccolo suggerimento ai futuri sposi che vogliono un giorno memorabile: innanzitutto la data. Perché scegliere uno scontatissimo giorno di maggio o di settembre? Scegliete una data strana, atipica, ad esempio il 15 agosto: chi vi è veramente amico capirà e rientrerà dalle vacanze per partecipare alla vostra gioia, lambiccandosi sul significato segreto di quella data. Pare che Dan Brown abbia elaborato gli enigmi del “Codice da Vinci” dopo essere stato invitato a uno sposalizio il 12 dicembre alle 12. Per accentuare l’allure cosmopolita del momento, tra gli invitati una donna con un cappello a tesa larga e occhialoni drammatici catalizzerà l’attenzione fino all’arrivo della sposa (anche se è solo la cugina di Bologna che ha visto un po’ troppe puntate di “Sex and the city”).
La Chiesa (perché la vera rivoluzione è tornare al matrimonio religioso) deve essere piccola, scomoda e disadorna; deve poter contenere non più di un terzo dei vostri invitati, così che chi riesce ad entrare e sedersi si sente un vero VIP, chi sta fuori a congelare o a cuocersi al sole (dipende dalla stagione) penserà di essere all’evento dell’anno.
Officerà un prete missionario amico di famiglia tornato dall’Amazzonia apposta per voi: doveroso il momento di commozione quando ricorderà qualche episodio della vostra infanzia; a fine cerimonia arriverà una pergamena con cui il Papa benedirà la vostra unione e vi dissuaderà dall’usare metodi anticoncezionali, tanto poi la retta dell’asilo la paga il Vaticano, vero?
Dal buffet saranno assolutamente banditi: olive all’ascolana, crema fritta e fritto misto all’italiana. Offrite invece tempura, sushi, cous cous abbinati però a una bella forma gigante di parmigiano doc da spizzicare con aceto balsamico e spiedini di frutta. Istruite 3 o 4 sommelier certificati, con tanto di strumenti per la degustazione: se qualcuno oserà chiedere un flute di prosecco o, orrore!, spumante, lo dovranno guardare di sotto in su, ridergli apertamente in faccia e umiliarlo con un Moet del 99 annata speciale. Poco importa se a quel punto saranno tutti talmente imborracciati da non notare la differenza: voi saprete che la differenza c’è, e questo conta.
La musica di sottofondo sarà “lounge”, “ambient” “cool”, e quando si apriranno le danze saranno assolutamente bandite “YMCA”, “Ricominciamo”, “O Sole Mio” con acuto finale dello zio tenore, e qualsiasi canzone di Tiziano Ferro. Non fate l’errore di dare il microfono in mano a qualche invitato: il karaoke andava bene con Fiorello che al momento giusto staccava la spina. Qui si rischia che la cugina con qualche velleità si lanci nel repertorio di Mina, o, peggio, Giorgia. Nessuno scherzo che contempli bambole gonfiabili e water pieni di soldi, please. Gli scherzi stanno al matrimonio come Luxuria sta in un bagno femminile. (Non c’entrano niente e sono di cattivo gusto).
Mi si pone il dilemma del lancio del bouquet: è un’americanata? Un momento di allegria tra la sposa e le amiche di una vita? Un incubo per chi poi dovrà sposare entro l’anno questa che lo piglia? Io personalmente glisserei e regalerei il bouquet alla testimone. Che volgarità questa orda di donne che sgomitano per accaparrarselo (ho notato la stessa aggressività solo la sera dell’otto marzo in un locale di spogliarellisti).. lasciate che ve lo dica una che per prenderlo ha fatto un carpiato doppio e si è lussata l’anca beccandosi una prognosi di 20 giorni.

 
 
 
 
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