ALTA FEDELTÀ
23.10.2008

Quando sono crollati i bond argentini ero troppo giovane e lontana dall’idea che la cosa avrebbe potuto seppur marginalmente riguardarmi.
Ero al mare quando è arrivata la notizia del collasso dei mutui subprime americani, e più di un’anima pia ha provato a spiegarmi in parole povere cosa sarebbe successo, invano. La mia testa al mare si spegne, della serie: leggo Novella 2000, guardo i programmi di Maria De Filippi, le repliche di Beautiful.. insomma, sono ben donde dall’utilizzare più neuroni del minimo necessario per ordinare una piada e sopravvivere.
Il venerdì nero della scorsa settimana mi ha un po’ più coinvolto ma solo perché ho un conto all’Unicredit.
Insomma, ho la brutta tendenza a pensare che tutto ciò che accade nel mondo, resti fuori dal MIO mondo. E vivere a Carpi non aiuta, perché diciamocelo: è un’isola felice! Tutte le magagne, le brutture, i problemi, sembrano davvero lontani anni luce, nonostante anche a Carpi la crisi ci sia, eccome..
Ho ritenuto doverosa questa introduzione per farvi capire che invece c’è stata una cosa che mi ha fatto veramente percepire il momentaccio che stiamo attraversando: Tosi Dischi ha chiuso. Si, lo sapevo, e già da un po’, però solo pochi giorni fa ho visto la vetrina vuota, la serranda abbassata, e un silenzio irreale provenire da lì dentro… Se il Presidente della Repubblica in persona fosse atterrato in elicottero, mi avesse preso a braccetto e mi avesse detto: “Senti, cara mia, (ho sempre queste visioni dei grandi personaggi che mi si rivolgono in maniera confidenziale) guarda che siamo in crisi” ecc..ecc.. non avrebbe avuto lo stesso effetto devastante. Inutile dire che sono corsa in banca per un pat-pat consolatorio della mia consulente, che ormai mi conosce: l’ultima volta che ero stata da lei in quello stato era stato per la chiusura dell’Ente Comunale.
Questo perché Tosi Dischi ha rappresentato per almeno tre generazioni di carpigiani una fonte inesauribile di risorse: intanto già dalla vetrina si capiva che erano persone competenti amanti del loro lavoro, anzi, prima che venditori, erano amatori. I dischi in vetrina erano sempre accompagnati da foglietti dove c’era scritto il prezzo, ma anche qualche commento esplicativo. Ad esempio: su un LP della Steve Rogers Band poteva esserci scritto: “La mitica band del Blasco!!!imperdibile!!” E ti veniva voglia per lo meno di ascoltarlo.. perché loro per primi lo avevano fatto, non si erano limitati a prenderlo e a metterlo in vendita.
Se avevi qualche dubbio su cosa regalare a un amico, entravi, e Luciano ti faceva una consulenza professionale: cosa ascolta il tuo amico, cosa fa, aspetta che mi è appena arrivato questo e secondo me se glielo regali fai bella figura, no, se gli regali quello ti sputtani….. alla peggio perdevi delle ore a sfogliare gli LP disposti negli espositori, uno per uno, perché non erano assolutamente in ordine alfabetico, ma disposti secondo un criterio preciso e se vogliamo dittatoriale, ma almeno capivi la passione che c’era dietro. Entravi e la musica era sempre alta, mai invadente: ricordo ancora il rumore della puntina quando scendeva sul vinile, quel momento di silenzio e poi tutti che in negozio si muovevano a tempo mentre facevano la fila, sceglievano i dischi, ciozzavano davanti alla vetrina perché ancora si parlava di farsi bastare la paghetta settimanale.
Avevi voglia di ascoltare reggae? Mica ti rifilavano Bob Marley.. noo.. loro ti tiravano fuori della roba assolutamente sconosciuta ma degna del rasta più integralista, e facevi dei figuroni assurdi con gli amici. Sono passata alla storia come esperta di musica dopo che da Tosi avevo imparato che i “Love and Rockets” erano una costola dei “Bauhaus”. Ragazzi, con questa roba si cucca, e alla grande!
Ma la cosa in assoluto più unica, il “quid” che nessun altro aveva, era un altro. Più volte mi è capitato di sentire una canzone alla radio, ma che quel suonato del deejay non dicesse di chi era né il titolo. Bè, io (come tanti altri ho scoperto poi) andavo da Tosi, mi mettevo lì aspettando che la gente scemasse un po’, mi avvicinavo con aria complice al bancone e gliela canticchiavo! 9 volte su 10 la indovinavano, facendo di me una ragazza soddisfatta (il sesso era ancora lontano, lo avrete capito). Provate a farlo al commesso brufoloso e allampanato del Comet, e tempo 10 secondi vi beccate una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
O tempora, o mores!

 

 

 
 
 
 
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