FACCE DA LIBRO
20.11.2008

Un venerdì come tanti a Carpi.. serata a tema, organizzata dai soliti, con cena, dopocena e cantante microfonato.
Vengo trascinata a uno di questi eventi perché ormai se no non si sa bene dove andare, nessuno esce più, e via dicendo. L’inizio promette davvero bene, il ristorante è elegante, siamo tutti in tiro, gli aperitivi cominciano a fare effetto e la lingua si scioglie velocemente. Le facce non sono nuove (e quando mai qui una faccia può essere tale?), ma è bello, perché ti ritrovi a fianco l’amica delle scuole elementari che è stata poi mandata in collegio, l’ex moroso da cui vuoi farti vedere in tutto il tuo splendore, e, se sei particolarmente fortunata, scopri sadicamente che la bellona che a 17 anni ti ha rovinato la piazza, è adesso una chiattona disumana.
Siamo tutti molto più rilassati, dopo un giro di Ferrari e le olive all’ascolana, a tavola si cominciano a ricordare i bei tempi andati, e ben presto nessuno sta seduto: complice la musica, il cantante bravissimo, le canzoni da gita scolastica, tutti siamo in chiacchiere, la bellona sta srotolando la carta moschicida e cerca uno chaperon per la serata, scapoli e ammogliati diventano tutt’uno quando intoniamo “Wild boys” e gli occhi si inumidiscono. Del resto, tutto questo fermento di manifestazioni e agitazioni contro la Gelmini ci fa sentire sempre giovani.. noi siamo “i ragazzi dell’86” che scioperavano contro la Falcucci senza neanche sapere perché. Ora siamo cresciuti, ma capita persino che in queste occasioni si combinino grandi affari, perché l’amico diventato commercialista si propone per farti pagare meno tasse, il magliaio incrocia la ex morosa che ha aperto un ripasso imbusto ed è fatta.
L’euforia della serata è tale che, pur non fumando, mi ritrovo a ciozzare fuori assieme alle fumatrici accanite (tutte ragazze da un pacchetto al mese quando è tanto): ci scappa anche un tiro, tanto tra fumo passivo e attivo, ormai tanto vale giocarsela in prima persona.
Unica novità della serata: il momento del congedo: ormai tutti quanti, invece che scambiarci i numeri di telefono o gli indirizzi mail, ci diciamo: cercami su “Feisbùk” (al secolo: Facebook).
Non perdo tempo: dopo tutto, l’ora del sonno è passata e tanto vale che i 20 euro mensili di Alice Flat vengano ammortizzati; così mi registro rapidamente e, come d’incanto.. mi si aprono le porte di un mondo nuovo. Matrix. Quasi sento la voce di Morfeus che mi dice ammiccante: “Benvenuto nel mondo reale”, e non escludo che qualcuno a cena mi abbia messo la pillola rossa nel bicchiere. Scrivo i nomi degli amici appena incontrati, poi degli amici “quotidiani”, poi mi lancio più lontano…
Il giorno dopo, ricevo già delle risposte di amici,vado a curiosare tra le foto che hanno pubblicato, comincio a entrare meglio nel meccanismo e digito, senza tante speranze, nome e cognome di una mia amica di penna svizzera, conosciuta tramite il “Corrierino dei piccoli”. Si va indietro di secoli, quindi non sono molto fiduciosa, ma mi devo ricredere subito: la trovo, la aggiungo alla lista e ci prendo gusto: frugo nella memoria alla ricerca di nomi, episodi, persone, fatti.. trovo due ex morosi delle vacanze, i cui saluti entusiasti mi fanno sentire più giovane e più gnocca del solito; digito i nomi e cognomi dei miei vicini ed entro nelle loro case senza neanche uscire dalla mia. Mi iscrivo al club dei lettori di Urania, alle petizioni per l’uso del bidet ed esulto assieme a tutta la comunità quando viene eletto Obama. Installo Facebook anche sul cellulare per non perdermi neanche un passaggio mentre dall’ufficio torno a casa, vado in sbattimento quando il telefono impazzisce, sovraccarico di foto, chat e messaggi istantanei. Il mio colorito si fa pallido, gli occhi si cerchiano per le nottate passate a chattare con le “persone che potresti conoscere” : più che “Facebook”, divento “Scarface”!!! Stringo amicizie ovunque nel mondo, e organizziamo un happy hour virtuale/globale: alla stessa ora, nello stesso momento, brindiamo tutti davanti allo schermo. Rido e mi commuovo nel rivedere le vecchie foto della mia ancor più vecchia classe del liceo, tutti coi ciuffi e le Timberland, e non mi accorgo che la mia vicina di scrivania da bionda è diventata rosso carota.
Passa così un mese, e mi ritrovo a cena con le stesse persone del venerdì in cui tutto ebbe inizio; ma dopo settimane passate a entrare l’uno nella vita dell’altro, non abbiamo più niente da dirci, ormai siamo saturi di tutto: più che l’Eletto, mi sento l’Alienata.
Per fortuna che dopo un giro di vino e quattro canzoni, prendiamo le macchine e finiamo alla Serata Fantasia con i soliti noti alla consolle e all’entrata. Ma stavolta li rivedo con piacere: alla fine, meglio faccia da culo che faccia da libro.

 
 
 
 
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