LANTERNE ROSSE
11.12.2008

Gioco stupidino molto in voga negli anni ‘80: se dico “740” cosa vi viene in mente?
Al Nord: “La dichiarazione dei redditi”
Al Centro: “La Volvo”
Al Sud: “L’ora dell’aperitivo”
Facciamolo più circoscritto: se dico “Perugina”, cosa mi dite adesso?
Al Nord, Centro o Sud ma romantici o golosi: “Il cioccolatino con dentro il bigliettino”
A Perugia, o i più razionali: “Una ragazza di Perugia”
A Carpi: “La paninoteca”
Sì, a Carpi, in Via Dolcibelli, quella viuzza tra Viale Petrarca a Viale Ariosto, c’era la Perugina.
Dopo secoli di triumvirato pizzaiolo (Re Artù, Charlie, Marcello), di oligarchia ristor-fighina (Mc Daniel, La Baita, Belzebù, Cucco Magnani..), una paninoteca qui rappresentava l’apertura verso nuove frontiere gastronomiche: a Milano e a Bologna avevano già aperto diversi Burghy o Mc Donald, e, visto che a Carpi non ci siamo mai sentiti secondi a nessuno, mancava proprio un locale per i giovani, a buon mercato ma “tosto”. (Per uno strano meccanismo perverso, il primo vero Mc Donald ha aperto solo ora, nel 2008, ma questa è un’altra storia).
Erano gli anni dei paninari, delle sfitinzie, dei Galli di Dio, dei tozzi (paninari di Roma), dei cinghios (tamarri) e dei cinesi (ragazzi di sinistra). Kim Basinger ingoiava un peperoncino e il latte le colava dalla bocca? La mia fantasia erotico-gastronomica era addentare un hot dog con vigore mentre il ketchup scendeva sul mento e venivo notata dal “drago” del momento che mi rapiva sul suo Zundapp 125.
‘Fanbagno la dieta mediterranea e la piramide alimentare: l’alimentazione dei miei anni ruggenti era un miscuglio obbrobrioso di carboidrati sintetici, proteine, latticini e zuccheri composti, il tutto sapientemente mixato da salse colorate in modo sospetto. L’arredamento della Perugina era più curato che non nelle pizzerie, i colori pastello davano al locale quell’aria rassicurante e zuccherosa adatta a noi ragazzini. C’era la zona più da giovani, con le panche lilla e azzurre addossate al muro, quella più adulta, con qualche velleità inutile (la loro pizza quadrata era qualcosa di immangiabile) e soprattutto c’era il tavolo più ambito: rotondo e genialmente racchiuso fino al soffitto da una colonna di compensato. L’apertura era minima (un po’ claustrofobica, a dire la verità). Seminascosti tra quel “tubo” color pastello, potevamo dar sfogo ai nostri più bassi istinti: fumare una sigaretta, dare un bacio osè al moroso, farci i fattacci nostri senza essere praticamente visti da nessuno.
I titolari erano due personaggi molto alla mano, e uno dei due assomigliava in modo impressionante a Nino Formicola (“Zuzzurro e Gaspare”): questo (casuale?) link al “Drive In” mitigava in qualche modo il nostro senso di rispettosa inferiorità verso i paninari sanbabilini doc.
Alla “Peru” si andava a cena o anche di pomeriggio, appena usciti dal Fantasia, tutti belli sudati e affamati, incuranti delle calorie, tanto il metabolismo strafunzionava: e amicizie e le alleanze erano eterne (almeno per una settimana), i sentimenti erano estremi e mai come in quegli anni era vero che “chi ama brucia”. Come in ogni drammone che si rispetti, non mancavano le discussioni su chi aveva diritto di sedersi in quel settore, o le solite zuffe tra i catenari, quelli del Bar Milano e la famosa compagnia del Due Ponti, capitanata da Davide “Terminator” Bergamini: occhi di cobalto, aria molto incazzosa, pessima fama. Ogni tanto capitavano lì anche i limitrofi della gelateria Cora o “dei paletti” ed erano spintoni, manate sui coppetti, ma soprattutto offese e battute tra i fighetti (tanti) e i tamarri (ancora di più).
Le generazioni successive alla mia hanno via via snobbato la Perugina, forse perchè in effetti era diventata troppo datata e non si è mai veramente adeguata ad esempio ai nuovi disco pub, che sono comodi perché inizi e finisci la serata sempre lì, senza nessuna transumanza verso le discoteche. Dopo qualche sfortunato cambio di gestione, adesso è ancora lì, solo che è diventata un ristorante cinese che emana esalazioni di fritto paurose. Mi sembra di aver occhieggiato (da una porta semichiusa perché vigliacchi se cambiano l’aria) che comunque l’arredo è sempre quello, solo con qualche lanternina rossa in caso dall’odore nessuno si fosse accorto del cambio di rotta. Cambio di rotta angosciante e inquietante, e pure un po’ triste, perché ragazzi.. storicamente MAI, dico MAI i “ciàina” avevano avuto la meglio su paninari e cinghios.

 
 
 
 
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