BROADWAY DENNY ROSE
19.03.2009

Sobrietà, discrezione, vedo-non vedo..non fanno per me. IO AMO L’OPULENZA!!!!
Sì, questo forse mi renderà più cheap di quanto finora non sia sembrato, ma non capisco perché una maglietta di Kookai che sembra stracciolenta, assolutamente inconsistente o addirittura sporca ma è senza logo, sia molto più sciccosa e di tendenza che non una cosa ben strutturata, di taglio impeccabile, che reca il logo dello stilista. Non dico il coccodrillino che occhieggia dalla Lacoste, né il giocatore di Polo che si nasconde furbescamente dietro il maglione. A me piace proprio la “G” di Gucci, la “LV” di Vuitton, la scritta “PINKO” con strass ovunque, la doppia “C” di Chanel sugli occhiali e la placchetta di ottone Dolce e Gabbana modello studio legale.
Mi rivolgo a quella fetta di carpigiani che forse non ricordano le origini popolari delle nostre ricchezze e che preferiscono camuffarle, anzi, snobbarle: quelli che si peccano di essere al di sopra del magliaio burino che sgomma con la Hummer in Corso Fanti, e che anzi, rinnegano (prima che il gallo canti tre volte) di essere stati un po’ paninari anche loro. Quelli che a forza di luoghi comuni sui nuovi ricchi sono diventati vecchi rompiscatole. I difensori ad oltranza dell’understatement.
Perchè devo spendere 750 euro per una mantella di Romeo Gigli quando lo stesso effetto camicione sformato si ottiene con un copriletto etnico dell’Ikea?
Perché devo spendere 500 euro per una Mulberry se non la distinguo da una borsa identica di H&M che ne costa 20?
Ho sempre preferito Rockerduck allo Zio Paperone, perché se anche alla fine si mangiava il cappello, viveva in palazzi bellissimi (non in un cubo rosso e blu),aveva banconote verdi e fruscianti (non tutte quelle monete da lucidare), un segretario qualificato (non un nipote sfigato), e non subiva gli attacchi quotidiani di Amelia, la Banda Bassotti e Filo Sganga.
Più che Mia Martini (gran voce ma passivamente disperata, e poi avere un fidanzato come Fossati doveva essere rivitalizzante quanto una flebo di valeriana), IO amavo la Bertè, incazzata col mondo, sempre pronta a esplodere, e, soprattutto, mi fa impazzire pensare che questa si è presa uno come Borg (che in Svezia è l’equivalente di Gigi D’Alessio a Napoli), se lo è sposato e lo ha praticamente rovinato!
Quanto m’è piaciuta Melania Knauss: quando un giornalista tipo Signorini ha insinuato che avesse sposato Trump per il suo denaro, lei non ha fatto una piega e gli ha detto: “Perché, se fossi stata più brutta lui mi avrebbe forse sposata?”. Gente che chiama le cose col loro nome.
Facciamo un’ipotesi: avete lavorato 20 ore al giorno per anni, vi siete fatti un mazzo tanto, avete avuto un po’ di “culo”e finalmente avete la vostra fabbrichetta con un bel giro d’affari. Volete una villa con piscina fatta a cuore? Volete entrare da Sir Andrews e far tirare giù la serranda per fare shopping in santa pace? volete comprare tutti i biglietti della Sala Luna per guardarvi in pace “Natale in Brasile”? E ALLORA?
Una a caso: la signora Malpighi. Mi sta simpatica: non vado matta per le sue creazioni, ma le dò atto che prima erano vendute sui banchi del mercato e al massimo da “Flower’s”: adesso ha un negozio monomarca tutto suo dove anni prima solo “Two Emme”, “Gilda Lugli” e poi “Valdez” (seconda maniera) erano riusciti ad attecchire. La coscia ce l’ha padana, ma osa lo stesso pantaloni strizzatissimi, corsetti esagerati e decide di comparire nelle foto della campagna pubblicitaria a fianco dell’Alessia Ventura senza temere il paragone. Prima di lei ci era riuscita solo Anna Molinari su uno sgabello di fianco ad Alba Parietti (come dire: io che sfido Iuri Chechi sugli anelli).
Mesi prima dei recenti fatti di cronaca che l’hanno vista coinvolta, i bookmakers la davano agli arresti domiciliari con le mazzette dei soldi che le uscivano dalle mutande, Imelda Marcos della Padania: lei però presenziava imperturbabile agli eventi mondani, acquistava la Casa del popolo di Limidi per evitare che venisse gestita da terzi e organizzava concerti in Piazza Martiri, mentre il biondo della sua lunghissima chioma virava pericolosamente verso il “platino Donatella” (Versace).
Le tocca una multa da 9 milioni di euro? Non fa una piega (botox?) e chiede di poterla pagare tutta in una volta invece che in comode rate da 600 milioni ciascuna (TAN 0%, TAEG 0,759999% cominci a pagare a settembre).
Le sequestrano la Ferrari personalizzata (prima di lei, solo Miriam Righi e la sua firma sul Range Rover)? Una lieve increspatura di fastidio le passa sul viso. E intanto regala alle sue dipendenti 17 Smart brandizzate Denny Rose.
Questo forse non è understatement?

 

 
 
 
 
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