CRUEL SUMMER
3.9.2009

Navigando, annoiata e accaldata, leggo.
“ESTATE:

  • la stagione più calda dell’anno, compresa tra primavera ed autunno. Inizia il 21 Giugno. (dizionario-italiano.it).
  • Stagione dell’anno compresa tra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autunno (hoepli.it).
  • Seconda stagione dell’anno, compresa, per l’emisfero boreale, tra il solstizio d’estate (21 giugno) e l’equinozio d’autunno (23 settembre), caratterizzata da temperatura notevolmente più elevata perché il Sole permane un maggior numero di ore sull’orizzonte e perché i raggi solari investono meno obliquamente l’atmosfera terrestre. (Treccani.it)”

Finita la scuola, partivo con la nonna e la prozia per la montagna, rientravo a luglio giusto per un cambio rapido di vestiario e mi trasferivo al mare, un po’ con i genitori (che si barcamenavano con le ferie) e il resto con qualsiasi parente capitasse lì e si rendesse disponibile ad accudirmi, questo perché era assolutamente necessario che io prendessi “l’aria buona”.
Estate era la zia acquisita che mi pattugliava in spiaggia, mentre implacabile lavorava a maglia o all’uncinetto. Non credo di avere mai visto nessuna delle sue creazioni finita, perché questa zia viveva lontano quindi non la vedevo spesso durante l’anno; in verità sono sicura che lei non volesse DAVVERO fare cappellini, presine o copri spalle etnici: per lei “tricottare” era un modo easy di passarsi il tempo mentre buttava un occhio a me e ai cugini e spettegolava con le vicine di ombrellone che invece leggevano “Grazia” o “Amica”. (Adesso poi che lo fa anche Sarah Jessica Parker è da due mesi che chiama mia madre e le dice: “Vedi come ero avanti??”).
Estate era l’odore inconfondibile di Burro Tropical Blend (protezione? Quale protezione?) che attirava zanzare, tafani e api geneticamente modificate.
Era sempre estate quando dopo pranzo si abbassavano le tapparelle in sala da pranzo e il sole filtrava gentile, favorendo l’abbiocco postprandiale, e ci si sintonizzava su Wimbledon. Non so se fosse la luce tenue, il rumore inconfondibile delle palline (Borg e McEnroe non facevano mai quelle urla da filmetto porno che si sentono adesso), o la flemma dei commentatori, ma non ricordo momenti più pacifici di quelli.
Sempre d’estate Carpi si svuotava, Serino chiudeva e l’unico pizzicagnolo aperto era dall’altra parte della piazza. Gli amici scomparivano uno alla volta per poi riapparire dopo qualche tempo abbronzati e atletici (al mare con i cugini), o rosei e paffuti (montagna con i nonni e mangia che qui bruci) o anche leggermente sporchi e scarniti (campo scout). Brunetta ancora non imperava, e ricevevamo le cartoline o le struggenti lettere nostalgiche quando già il mittente era rientrato.
Crescendo, estate ha significato la sessione estiva di esami, le nottate (inutili) passate a studiare con il ventilatore a canna, le vacanze con le amiche che andavamo a letto alle 8 di mattina e la prima vacanza col moroso (che palle, se rinasco MAI prima dei 30!!).
Se col tempo e la disillusione il mio concetto di estate è notevolmente ridotto (due settimane? Tre se sei fortunata?) e peggiorato (caldo, afa, blindata in ufficio con l’aria condizionata a balla), ci sono cose che restano per me sempre e solo appannaggio delle vacanze estive: la prima è la SIMMENTHAL.
Nonostante le pubblicità abbiano nel tempo cercato di renderla appetibile e gradevole (dal bimbo “Tinsemmal” alla mamma perfetta che la mette con le “verdurine tagliate sottili sottili”, alla fidanzata gnocca che solo quando la assaggia diventa umana), resta un gran paciugo. Intanto: cos’è? Carne? Gelatina? Ma è cotta? Si deve cuocere? Nonostante queste lecite perplessità, in vacanza la mangio SEMPRE. Non ricordo nulla di più gustoso e confortante che aprire una Simmenthal e mangiarmela con le amiche, tornate dalla Baia Imperiale, con ancora addosso il trucco e i tacchi. Le insalate sul terrazzone al mare non sarebbero così buone senza un po’ di Simmenthal ben nascosta tra i pomodorini Piccadilly e la salsina all’aceto balsamico. Ho invano cercato di rivivere questi “momenti perfetti” anche fuori stagione; risultato: nella mia dispensa 6 confezioni di Simmenthal con ancora il cellophan intorno (la vendono a gruppi di 3) prendono la polvere ma sostengono egregiamente la mensolina per le conserve di pomodoro.
Altra colonna portante dei miei mesi estivi è l’unico giornale, inimitabile, antico senza l’ombra di uno sponsor: la SETTIMANA ENIGMISTICA. Sono partita da bambina con la “Pista cifrata”, l’Enigma poliziesco e “il Corvo parlante”; ma sono arrivata adulta che riesco ne “Gli incroci obbligati” (la prima volta che ho completato uno schema mi sono commossa) e quasi sempre nei cruciverba “destinati ai solutori più che abili”. E’ estremamente rassicurante per me trovarla sempre la stessa, anno dopo anno (e  lustro dopo lustro!). Unica pecca: se la compro d’inverno o al di fuori dell’edicola del lungomare i neuroni si rifiutano di collaborare e torno la bambina zuccona che anneriva gli spazi col puntino senza capire che figura del menga saltava fuori.
In effetti è irrealistico pensare che nella vita di tutti i giorni sia una goduria ingurgitare carne di manzo (spero che lo sia) stralavorata e sintetica, ma permettetemi di credere ancora in un mondo dove la soluzione si trova a pagina 46.
PS: chi mi aiuta con il 23 orizzontale del Bartezzaghi? “mezzo minuto di raccoglimento”.

Si accettano suggerimenti.

 

 

 
 
 
 
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