TRUE BLOOD
29.10.2009

Infidi, subdoli e striscianti. Non ce ne accorgiamo ma ci osservano e sembra quasi che ci prendano gusto a scegliere il momento dell’attacco. Ci girano attorno, ci adulano, ci affascinano e noi inevitabilmente cadiamo nella loro rete e ce ne accorgiamo solo quando ormai, allo stremo delle forze, non possiamo che alzare bandiera bianca.
Vampiri.
Uhu, direte voi, è già da tanto che vanno di moda.. basta andare in qualsiasi libreria. Piene di corners dedicati alla saga di “Twilight” e (peggio) ai suoi imitatori: libri dalle copertine nere, i profili rosso sangue e titoli altisonanti che raccontano amori pallidi ed efebici assolutamente platonici. Un incrocio tra “Intervista col vampiro” e “High School Musical”.
Del resto, quale stratagemma migliore per far sì che due adolescenti belli e nel pieno delle loro tempeste ormonali riescano a non fare sesso e a mantenere la loro purezza?
(Visto che con l’età che avanza divento cinica, ho due obiezioni a tal riguardo: primo, tutto quel colorito cereo e la pupilla dilatata mi fa pensare allo Zoo di Berlino più che ai boschi di Seattle; secondo, pare che Edward e i suoi compari buoni si cibino di animaletti, dicansi pure TOPI. Della serie “hai un topo morto in bocca”, ma certe questioni è meglio non porsele, vero?)
A chi non piacerebbe un Gary Oldman in versione “Sgt Pepper’s” che ci guarda di sotto in su dagli occhialetti colorati e spasima per noi?
Chi caccerebbe a suon di paletti e crocifissi un Tom Cruise imparruccato che si presenta alla nostra porta con Brad Pitt e Antonio Banderas ?
Questi son vampiri. Quando ti stufi, un paletto, una treccia d’aglio e via.
I miei due vampiri sono ben diversi e assai meno attraenti.
Ho però la stessa paura di incrociarli per strada o di rispondere loro al telefono. Sì, perché loro telefonano in continuazione e non danno pace. Grazie al telefonino, non hanno bisogno di essere invitati da te per invadere il tuo spazio vitale.
Sei in bagno, seduto sul water dopo una giornata di lavoro particolarmente pesante? Il telefono suona, ti alzi con le mutande alle caviglie rischiando la frattura composta del cranio per rispondere e vedi che è lei, la temibilissima Pùpla MM (Mal Maritata). Incurante del tuo tono di voce affannato e infastidito ti chiama per la trentesima volta chiedendoti di uscire SUBITO e pedinare il fedifrago che le racconta di andare ad allenamento. Valle a spiegare che se torna a casa con le cose del calcio ancora perfettamente piegate e profumate il pedinamento è praticamente inutile.
Sei immersa nella vasca da bagno e nella lettura del tuo tabloid preferito? Portati il telefonino comodo, perché Murphy vuole che proprio in quel momento il cellulare squilli con veemenza e la voce singhiozzante della Pùpla DS (non è il Nintendo, è solo Disperatamente Single) ti annunci che l’ennesima punta del venerdì sera è spo-sa-tis-si-mo e in attesa di erede. Sarebbe sufficiente dirle che se insiste coll’andare al Madera questi tipi qua sono il meglio che può beccare (vi si trova anche chi ancora vive con mammà, riconoscibile dai jeans stirati con la piega ma qui si va sull’esorcismo pesante). Ma questo aprirebbe un file di supposizioni, tattiche e nuove piste da battere che soltanto  peggiorerebbe la situazione.
Non rispondere è una tattica assolutamente inutile. Riproveranno finchè non ti trovano, persino un po’ piccate per la tua defezione; in alcuni casi ti beccherai pure una mail minacciosa con cui ti richiameranno all’ordine perché non ti sentono più vicina come un tempo, sei distante, lontana e “dove sta andando a finire la nostra amicizia”, scatenando tutta una serie di sensi di colpa, discussioni e chiarimenti che ti riporteranno esattamente da dove volevi scappare.
Ovviamente la parola “Come stai?” è loro sconosciuta. Se anche solo provo ad attaccare con le mie sventure (mica sono Megan Fox!) queste stanno un attimo in silenzio e, come se nulla avessi detto, riportano il discorso sul loro fato avverso.
Agiscono di notte: se commetto l’errore di tenere in macchina una di loro per ultima nel giro dei rientri a casa, posso tranquillamente spegnere il motore e prepararmi ad almeno un’ora di congetture su corna, giorni fertili, separazioni e significati nascosti nelle parole “restiamo amici”.
Neanche nel giorno del mio possono concedermi un attimo di tregua compleanno (a proposito, grazie a tutti e a tutte  per i messaggi via Twitter e Facebook). La parola “Tanti auguri!” sta ancora uscendo dalle loro bocche fameliche e già attaccano con le loro crisi di mezza età, gli orologi biologici e cosa dice l’avvocato che hanno chiamato per sapere cosa comporta la separazione di fatto nel regime di comunione legale.
Qualcosa mi blocca dall’essere rude e scontrosa come una grattugia. Affetto, pietà, abitudine? Stato di veglia semicosciente provocato da forse esterne occulte che mi costringono a restare ferma lì mentre loro mi succhiano linfa vitale?
O forse è la segreta, egoista speranza che un giorno arrivi a salvarmi Hugh Jackman vestito da Van Helsing?

 

 
 
 
 
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